Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-05464
promozione di un intervento di ricognizione e monitoraggio sullo stato di attuazione degli interventi di collettamento, fognatura e depurazione delle amministrazioni titolari di agglomerati non conformi alla direttiva 91/271/CEE
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-05464
Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
negli ultimi anni l'Unione europea ha attivato nei confronti del nostro Paese ben quattro procedure di infrazione per la non corretta applicazione della direttiva 91/271/CEE in materia di trattamento delle acque reflue, con conseguenti sanzioni a carico della collettività. Ancora oggi circa l'11 per cento dei cittadini italiani non è raggiunto dal servizio di depurazione delle acque reflue;
come noto, la Sicilia rappresenta la regione maggiormente colpita dalle suddette procedure che, ad oggi, interessano 276 agglomerati, ai quali potrebbero aggiungersi altri 50 comuni che non dispongono di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue, per i quali si attende una ulteriore procedura di infrazione. Attualmente, circa 63 interventi su 50 agglomerati, compresi importanti centri urbani come Palermo e Catania, sono gestiti dal commissario unico per la depurazione;
preme tuttavia evidenziare che in Sicilia, così come in numerose regioni, soprattutto del Sud Italia, molti lavori, che non sono rientrati nella gestione commissariale riferita agli interventi da eseguirsi negli agglomerati oggetto delle citate procedure di infrazione, sono rimasti nella gestione, spesso carente, delle amministrazioni locali che, in alcuni casi, hanno provveduto all'aggiudicazione provvisoria degli appalti e stanziato risorse per lavori che non sono mai stati avviati, con gravi e persistenti ripercussioni sulla qualità delle acque del mare, rese non balneabili;
l'urgenza di accelerare tali interventi e rendere quanto prima conformi alla normativa europea anche gli agglomerati che non rientrano nella gestione commissariale è evidenziata da un recente studio dell'Istituto superiore di sanità, illustrato durante una audizione in Commissione Ecomafie, dal quale si evince che il rischio di diffusione del Sars-CoV-2 è maggiore laddove vi sia inefficienza dei servizi di depurazione delle acque reflue –:
se il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, un intervento di ricognizione e monitoraggio, anche in raccordo con gli enti di governo d'ambito e avvalendosi dell'Ispra, sullo stato di attuazione degli interventi di collettamento, fognatura e depurazione delle amministrazioni titolari di agglomerati non conformi alla direttiva 91/271/CEE che non sono nella gestione del commissario unico per la depurazione, anche al fine di verificare la capacità tecnica ed economico-finanziaria delle medesime amministrazioni locali nella realizzazione degli interventi, e attivando, laddove necessario, i poteri di cui all'articolo 75, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006, ovvero verificando se ricorrano i presupposti per estendere i poteri sostitutivi di cui all'articolo 8 della legge n. 131 del 2003, al fine di assicurare la realizzazione degli interventi ed evitare l'apertura di nuove procedure di infrazione o l'aggravamento di quelle in essere.
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